14 marzo 2011

Ha ancora senso parlare di cilindrate?

Con l’evoluzione che le moto hanno avuto nel corso degli ultimi 50 anni forse peró è venuto il momento di sganciarsi da questo parametro “semplicistico” per iniziare a valutare un mezzo a motore secondo parametri piú globali.

 Come tutti sanno le vendite dei mezzi a motore, auto o moto che siano, sono ormai regolate dalle normative anti inquinamento, queste hanno introdotto dei limiti di emissioni che sono andati via via aumentando. Come spesso succede peró il parametro “matematico”, necessariamente facile da misurare è abbastanza relativo; sembra un paradosso dire che una misura matematica sia relativa ma di fatto è cosí. Basta infatti che un determinato motore ad un determinato numero di giri emetta meno di tot. Mg di elementi nocivi per rientrare in una determinata categoria piú o meno virtuosa. La mia domanda da profano è la seguente: come è possibile che un motore 3500cc diesel da 200 CV montato su una camionetta camuffata da berlina (leggasi SUV) possa finire in una categoria virtuosa come la Euro5 mentre una vespa 4T 125 di qualche anno fa, da 15cv per 100kg sia ormai alla berlina perché Euro1? Il punto è: se per spostare il mezzo A di 100km ho bisogno di  20 litri com’è possibile che inquini meno di un mezzo che ne richiede meno di 4? Stiamo parlando di 5 volte tanto! Non vorrei dilungarmi sulle normative e sul rapporto tra auto e moto, per adesso è ancora troppo legato al volano politico/sociale, che questo settore produttivo rappresenta nei paesi “sviluppati”.

Volevo ribaltare questo concetto sul discorso moto/cilindrate.
In quest’ottica di “relatività” non sarebbe forse piú intelligente cercare di valutare l’efficienza del mezzo nel suo insieme piuttosto che dal volume del suo motore? E’ un pó come se valutassimo un’azienda per il suo giro d’affari e non per il suo utile…ok, scherzavo il paragone non regge.

Parentesi a parte credo che questi tre siano i parametri importanti andrebbero miscelati nell’equazione:

Potenza utile - Consumo - Emissioni

Con “potenza utile” intendo dire che valutare un mezzo in base alla sua potenza massima (tra l’altro misurata all’albero), non abbia senso perché di fatto nell’utilizzo normale questo valore sará espresso per un periodo decisamente breve, quasi trascurabile. Sarebbe quindi utile definire una media ponderata tra il valore di potenza espresso dal motore per esempio durante un cambio marcia. Ipotizziamo di passare da 2a a 3a a N giri/min ed accelerare fino a  N+X giri/min prima di mettere la quarta. La potenza media andrebbe calcolata in questa finestra, che di fatto rappresenta il range “utile” ovvero dove il motore passa la maggior parte del suo tempo. Spesso e volentieri il range in cui “a sentimento” ci gustiamo meglio un motore corrisponde all’apice della curva di coppia. Non a a caso si dice che le moto si vendano per la potenza ma si guidino con la coppia.

Il consumo è un parametro che sulle motociclette spesso viene trascurato, di fatto il rapporto consumo/prestazioni di una moto, paragonato a quello di un’auto, è talmente favorevole da farci sentire tutti abbastanza ricchi da non pensarci. Questo elemento peró è quello che ci libererebbe dal vincolo delle cilindrate e dalla diatriba tra 2 tempi e 4 tempi. A parità di “potenza utile” il pubblico andrebbe a scegliere il mezzo meno vorace, innescando cosí un circolo virtuoso, e in ogni caso la cilindrata non sarebbe piú un vincolo progettuale ma un parametro che i progettisti possono gestire.

Il parametro emissioni ne ho giá scritto, esiste, va rispettato e sará sempre piú importate.


Certo in un’ottica di competizione questo ragionamento sarebbe difficile da applicare, ma basterebbe sostituire il limite di cilindrata con un limite di carburante. La ricaduta di una concezione di questo tipo porterebbe probabilmente una flessione delle vendite tra le supersportive, cosa che sta accadendo in ogni caso, ma alla lunga probabilmente potrebbe salvare l'industria motociclistica.
   
Purtroppo la situazione fará fatica a cambiare, d’altra parte viviamo in un mondo dove ancora si bada a “chi ce l’ha piú grosso” e non a chi è piú contento…

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