La Honda CBR650F è esteticamente una delle moto più proporzionate e curate che ho trovato in fiera, tuttavia rispetto al modello che l'ha preceduta (CBR600F) porta in dote un cuore meno sportivo ed una forcella decisamente meno appariscente, infine delle grafiche molto semplici ne sminuiscono le forme anziché esaltarle. Sempre Honda ha “riesumato” il VFR 800, con una veste estetica molto accattivante, che strizza forse un po troppo l'occhio al design di Borgo Panigale. Tecnicamente porta con se una consistente diminuzione di peso rispetto alla moto che l'ha preceduta. Il risultato è una Sport Touring da 230kg in ordine di marcia da 106cv! Non ho potuto fare a meno di notare che siano pochi meno della Triumph Sprint del '99 (che ho avuto personalmente) che stazzava allo stesso modo e già ai tempi era considerata pesante...
Kawasaki ha
ceduto alla tentazione di assaggiare la ricca torta del mercato degli
scooter, insime alla cugina Kymco ha sviluppato il suo J300. Dal
punto di vista del design è un buon lavoro di proporzioni, vengono
ripresi, dove possibile, gli stilemi Kawasaki e si presenta come un
mezzo di buona fattura allineato alla concorrenza. Lo stile tuttavia
ha poco da spartire con il brand. Tutt'altra storia per la Z1000, che
si rinnova all'insegna dell'esagerazione, non che prima fosse una
moto anonima, ma adesso è decisamente inconfondibile. Il limite tra
il bello ed il brutto sta esclusivamente nell'occhio di chi la
guarda, la scelta è chiara, meglio “pochi” clienti, ma
innamorati e fedeli.
Suzuki si
presenta con meno enfasi dei connazionali, complice la storica
“alternanza” con le altre Jap, le novità sono la versione
definitiva della V-Strom 1000, già presentata come “concept” un
anno fa, ed un riuscito restyling dei Burgman di piccola cilindrata.
Pur essendo un estimatore del marchio, sulla Enduro/Tourer non me la
sento di esprimere un giudizio totalmente positivo, seppur migliorata
tecnicamente, rispetto alla concorrenza appare già datata, il design
morbido, che sulla 650 è un esempio di forme originali e pulite, qui
non convince. Troppi coperchi e fazzoletti in prastica compongono un
puzzle poco organico, a differenza di Kawasaki, che della
scomposizione in mille parti ha fatto una vera e propria arte, qui
traspare più l'idea dei tappi a nascondere quello che c'è sotto.
Peccato perchè sotto di sostanza c'è n'è tanta! Immancabile la
diatriba sul becco, inventato da Suzuki sul DR800 e scopiazzato da
altri, storicamente verissimo ed indiscutibile, ma come spesso accade
sono i numeri a fare la storia, per fare un esempio il personal
computer lo “inventò” l'Olivetti, ma fu un certo Steve Jobs a
farne la propria fortuna.
Per concludere con le
giapponesi arriviamo a Yamaha, il marchio che più di tutti ha
latitato gli scorsi anni, sta finalmente raccogliendo i frutti del
lavoro nel retro bottega. Nuova filosofia, nuove moto, nuove
politiche commerciali. La Yamaha sta cavalcando l'onda meglio di
chiunque altro, nel 2013 ha presentato la MT09, tanto emozionante da
non sembrare giapponese (cit.), e in fiera porta la MT07, una 750
tutta coppia di facili costumi, poichè annunciata in vendita sotto i
6000€. Il design è simile a
quello della 09, ma le parti in comune si fermano alle ruote, le
plastiche molte ma di ottima fattura e nonostante telaio e forcellone
in acciaio il peso è molto contenuto. Le proporzioni non sono così
innovative come sulla 09, il serbatoio raccordato con i fianchetti
non è certo una novità ne tantomeno le prese d'aria sui lati, ma il
mix è riuscito e la scelta della componentistica è coerente, non ci
sono abbinamenti stonati, nessun particolare prezioso ne cadute di
stil. Nello stand Yamaha,
oltre all'intera e numerosa gamma, trovava posto un indeito scooter 3
ruote, certo non una novità in assoluto, ma decisamente interessante
in quanto motorizzato 125, rappresenta quindi la via d'accesso di
quel mondo ed è un chiarissimo invito al gentil sesso a salire in
sella. La scelta dei colori, delle finiture e delle immagini
pubblicitarie non lasciano dubbi. In apparente contrasto a
tutte queste novità, la casa dei 3 diapason decide di riprendere
l'importazione della SR400, l'icona della moto “minimal” secondo
Yamaha. Non che ci siano tutti questi motociclisti bramosi di una
monocilindrica anni '80 da 27cv, tuttavia il mercato dell'usato è
stato ripulito dai vari customizer, italiani e non solo, tanto da far
decidere alla casa madre di rinfoltire le fila con il nuovo. Non è
un caso che a fianco al modello di serie ci fossero due special sul
tema. Sempre parlando di special poco più in la c'era una XJ1200,
reinterpretata dalla filiale italiana della DEUS, molto interessante
lo stile endurance post atomico. Di questa cui si vocifera già su un
possibile destino a Tavullia.
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