Peugeot, restando
in tema, dopo il concept futuristico di moto/scooter a tre ruote
dello scorso anno, presenta uno scooter vintage già pronto per
essere commercializzato. Il Django, questo il nome, è un mezzo
sbarazzino che riprende alcuni stilemi della casa del leone ed altri
tipici degli anni '50. Quasi infinite le possibilità di
personalizzazione, molto curati i materiali e ben disegnati i vari
accessori, in perfetto stile Vespa, mezzo che in Francia storicamente
vende molto bene.
BMW in uno stand
di dimensioni enormi ha poprtato la NineT, già presentata un mesetto
prima, la nuova RT e la chiacchieratissima S1000R. Quest'ultima è
in pratica la SBK di Monaco spogliata della carena e modificata il
meno possibile. Molti si porranno la stessa domanda di sempre: se non
è per correre a cosa servono 190cv? Soprattutto in questo caso sono
davvero tanti, ma la risposta è sempre la stessa: “a vendere!”
Detto questo, la moto è stata presentata in diversi esemplari,
allestiti attingendo alle numerose parti speciali, ci si accorge così
di una moto con il plexi più alto per un utilizzo “turistico” o
di un'altra dotata di scarico racing ed accessori ricavati dal pieno.
BMW ha sicuramente carpito uno dei “segreti” di altre case
motociclistiche come Ducati ed Harley, il catalogo accessori. Non che
sia una novità, ma sempre di più noi tutti ci stiamo abituando ad
una offerta di prodotti “su misura” e BMW non è stata certo ad
aspettare.
Insieme alla S1000
spogliata c'era anche la versione definitiva della NineT, un modello
destinato a stare a lungo in listino. Ideata sviluppata e prodotta
secondo i desideri dei customizer di moto. Parola di Ola Stenegard, è
stata pensata come ad una “tela bianca” su cui dipingere la
propria special. Ragionando in questi termini l'abbandono del sistema
telelever all'anteriore è stata una conseguenza logica, troppo
complesso da modificare. Tutto il resto riporta all'essenza della
moto, nessun pezzo è superfluo, ma allo stesso tempo nessun
componente integra più funzioni, in questo modo si hanno più
margini di modifica. Il prezzo salato di 15 mila euro è giustificato
dalla qualità della moto, dalla garanzia del motore e dalla quasi
certezza di aver portato a casa un instant classic. Ultima novità la RT, la
turistica Boxer per eccellenza, viene aggiornata con il nuovo motore
raffreddato a liquido e riceve anche un sostanzioso restyling delle
carene. Anche in questo caso tutto nuovo ma nel segno della
continuità.
Triumph ha deluso
tutti gli appassionati che aspettavano la Daytona da SBK, inutile
andarla a cercare, non c'era. Il segmento delle supersposrtive è in
netto calo, mantengono un certo interesse solo modelli destinati più
alle collezioni che al vero utilizzo. Per molte ragioni Triumph ha
fatto bene, non avendo nessun impegno ufficiale nelle corse, non ha
nessun interesse ad investire. In tutta risposta alle
Harley X, che andranno a tentare i clienti della Bonneville, la
Triumph rimette mano alla sua cruiser bicilindrica, la Thunderbird.
Quando penso a queste moto, più che Fonzie mi torna sempre in mente
Sting con “English man in New York”; la moto riprende tutti i
chiché del mondo delle cruiser americane, ma il suo accento rimane
sempre molto british, nel bene e nel male.
HusKappa, è il
nome che ho coniato per parlare delle austriache. Si perchè, dopo
l'acquisizione del marchio svedese, naturalizzato vsresino, le
Husqvarna (almeno le moto, non so i tagliaerba) le fanno a
Mattingofen. Lodevole lo sforzo produttivo, che ha permesso di
presentare un'intera gamma di cross ed enduro marchiata Husqvarna, in
poco più di un anno. Tra le altre cose, a ribadire il nuovo corso,
sono riapparsi i colori originali della bandiera svedese. Nonostante
alcune inevitabili economie di scala, non si tratta però di KTM
colorate giallo/azzurre. Sempre parlando di Husky nello stand c'era
una delle poche “concept bike” del salone, la 701. In pratica
(qui possiamo dirlo), una KTM 690 motard “carrozzata” svedese. A
prescindere dal discorso geopolitico, il modello è veramente
interessante, lo sbilanciamento dei volumi verso il retro della moto,
dopo anni di “aggressione” della ruota anteriore, segna una
svolta. Per ottenere questo effetto il silenziatore è stato
inglobato nei fianchetti posteriori, che per l'occasione hanno
assunto dimensioni notevoli, ed i fianchetti anteriori sono stati
dipinti di nero per diminuirne il “volume ottico”. Bella la sella
a tutta lunghezza, che va ad affiancare il serbatoio e suggerisce,
gia da ferma, il tipico slancio della gamba in ingesso curva. I
dettagli fluo ed il proiettore in stile Apple fanno il resto per
esaltare i pochi giovani venuti in fiera per vedere le moto.
Passando a KTM le
novità più importanti sono state due stradali agli antipodi tra
loro, la SuperDuke “Beast” da 180cv e le piccole RC,
monocilindriche carenate da kartodromo. Sulla prima c'è poco da
dire, già nota dallo scorso anno, già provata ed elogiata dai
giornalisti è sicuramente la nuda bicilindrica più evoluta. Sue
concorrenti la Ducati Streetfigher, diventata improvvisamente
“vecchia”, la Tuono RSV4, l'immancabile Street Triple e la
nuovissima S1000R. Il vantaggio per KTM è che questa moto, oltre a
vendere di per se, cosparge la propria aura anche sulle Duke piccole,
che nonostante il loro caratterino, senza l'ammiraglia perderebbero
di charme. Sfortunatamente per la concorrenza KTM è l'unica casa
europea a poter fare questo discorso di “crescita” del
motociclista/cliente. Riguardo le RC,
l'estetica molto spigolosa tipica di Kiska è ormai un must, le
dimensioni delle moto sono veramente contenute, ricordano le 125 da
gp e non a caso saranno utilizzate nella rookies cup. Unico neo
sull'estetica sono i due faretti poliellissoidali, che incorniciati
così non sono bellissimi; tuttavia sono quasi certo che poche di
queste motorette finiranno sulle strade. La maggior parte vivranno
tra i cordoli, dove le luci non servono. In effetti l'offerta è
ricca, per le strade meglio la Duke da cui queste RC ereditano tutta
la meccanica.
Harley Davidson è
il marchio che più di tutti ha stupito, presentando una moto
veramente nuova, non capitava da quanto apparve la V-Rod 13 anni fa.
In questo caso però la rivoluzione è verso il basso, due le
cilindrate 500 e 750cc, interamente realizzate nello stabilimento
indiano dell'Harley costruito ad hoc per l'evenienza. Per chi fosse
turbato dal “Made in India” vada a scoprire quanto sta crescendo
il loro PIL e quant'è l'IVA per le moto d'importazione. La Street,
lo dice il nome, è progettata per essere utilizzata principalmente
in città, la geometria, il passo e le sospensioni sono pensate per
questo tipo di utilizzo. Il nuovo motore, ovviamente bicilindrico, ma
a Vdi 60° e raffreddato a liquido, nasce con il deliberato intento
di rendere sfruttabile la moto in quelle situazioni in cui la tipica
Harley soffre, ovvero il parti ferma tipico del traffico. Capiamoci,
non è uno scooter, ma rispetto al resto della gamma è decisamente
la più piccola. I “trucchi” del design sono ben celati, per
iniziare le ruote da 16' che permettono di far sembrare più grandi
le gomme senza sacrificarne la maneggevolezza. I soffietti sugli
steli insieme al cupolino, nascondono una forcella dal diametro
contenuto, il parafango posteriore piùttosto voluminoso, insieme al
porta targa montato ancora sotto contribuiscono a nascondere la parte
alta della ruota, contribuendo a farla sembrare più grande. Stesso
discorso vale per la corsa della ruota stessa, che rispetto alla 883
è decisamente maggiore, a tutto vantaggio del comfort ma a
svantaggio dello stile LOW che questo tipo di moto richiede. Mentre
alcuni dettagli non sono esattamente al livello del marchio, come il
fascio di cavi sul cannotto, il disegno del motore non lascia dubbi
sul fatto che ci si frovi di fronte ad un “originale”. A togliere
ogni dubbio sulla possibilità di personalizzare la moto nello stand
erano già esposte alcune interpretazioni sul tema ad opera di famosi
customizer USA.
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