24 dicembre 2013

EICMA 2013 EUROPEE ED AMERICANE


 Peugeot, restando in tema, dopo il concept futuristico di moto/scooter a tre ruote dello scorso anno, presenta uno scooter vintage già pronto per essere commercializzato. Il Django, questo il nome, è un mezzo sbarazzino che riprende alcuni stilemi della casa del leone ed altri tipici degli anni '50. Quasi infinite le possibilità di personalizzazione, molto curati i materiali e ben disegnati i vari accessori, in perfetto stile Vespa, mezzo che in Francia storicamente vende molto bene. 

BMW in uno stand di dimensioni enormi ha poprtato la NineT, già presentata un mesetto prima, la nuova RT e la chiacchieratissima S1000R. Quest'ultima è in pratica la SBK di Monaco spogliata della carena e modificata il meno possibile. Molti si porranno la stessa domanda di sempre: se non è per correre a cosa servono 190cv? Soprattutto in questo caso sono davvero tanti, ma la risposta è sempre la stessa: “a vendere!” Detto questo, la moto è stata presentata in diversi esemplari, allestiti attingendo alle numerose parti speciali, ci si accorge così di una moto con il plexi più alto per un utilizzo “turistico” o di un'altra dotata di scarico racing ed accessori ricavati dal pieno. BMW ha sicuramente carpito uno dei “segreti” di altre case motociclistiche come Ducati ed Harley, il catalogo accessori. Non che sia una novità, ma sempre di più noi tutti ci stiamo abituando ad una offerta di prodotti “su misura” e BMW non è stata certo ad aspettare.
Insieme alla S1000 spogliata c'era anche la versione definitiva della NineT, un modello destinato a stare a lungo in listino. Ideata sviluppata e prodotta secondo i desideri dei customizer di moto. Parola di Ola Stenegard, è stata pensata come ad una “tela bianca” su cui dipingere la propria special. Ragionando in questi termini l'abbandono del sistema telelever all'anteriore è stata una conseguenza logica, troppo complesso da modificare. Tutto il resto riporta all'essenza della moto, nessun pezzo è superfluo, ma allo stesso tempo nessun componente integra più funzioni, in questo modo si hanno più margini di modifica. Il prezzo salato di 15 mila euro è giustificato dalla qualità della moto, dalla garanzia del motore e dalla quasi certezza di aver portato a casa un instant classic. Ultima novità la RT, la turistica Boxer per eccellenza, viene aggiornata con il nuovo motore raffreddato a liquido e riceve anche un sostanzioso restyling delle carene. Anche in questo caso tutto nuovo ma nel segno della continuità.
Triumph ha deluso tutti gli appassionati che aspettavano la Daytona da SBK, inutile andarla a cercare, non c'era. Il segmento delle supersposrtive è in netto calo, mantengono un certo interesse solo modelli destinati più alle collezioni che al vero utilizzo. Per molte ragioni Triumph ha fatto bene, non avendo nessun impegno ufficiale nelle corse, non ha nessun interesse ad investire. In tutta risposta alle Harley X, che andranno a tentare i clienti della Bonneville, la Triumph rimette mano alla sua cruiser bicilindrica, la Thunderbird. Quando penso a queste moto, più che Fonzie mi torna sempre in mente Sting con “English man in New York”; la moto riprende tutti i chiché del mondo delle cruiser americane, ma il suo accento rimane sempre molto british, nel bene e nel male.

HusKappa, è il nome che ho coniato per parlare delle austriache. Si perchè, dopo l'acquisizione del marchio svedese, naturalizzato vsresino, le Husqvarna (almeno le moto, non so i tagliaerba) le fanno a Mattingofen. Lodevole lo sforzo produttivo, che ha permesso di presentare un'intera gamma di cross ed enduro marchiata Husqvarna, in poco più di un anno. Tra le altre cose, a ribadire il nuovo corso, sono riapparsi i colori originali della bandiera svedese. Nonostante alcune inevitabili economie di scala, non si tratta però di KTM colorate giallo/azzurre. Sempre parlando di Husky nello stand c'era una delle poche “concept bike” del salone, la 701. In pratica (qui possiamo dirlo), una KTM 690 motard “carrozzata” svedese. A prescindere dal discorso geopolitico, il modello è veramente interessante, lo sbilanciamento dei volumi verso il retro della moto, dopo anni di “aggressione” della ruota anteriore, segna una svolta. Per ottenere questo effetto il silenziatore è stato inglobato nei fianchetti posteriori, che per l'occasione hanno assunto dimensioni notevoli, ed i fianchetti anteriori sono stati dipinti di nero per diminuirne il “volume ottico”. Bella la sella a tutta lunghezza, che va ad affiancare il serbatoio e suggerisce, gia da ferma, il tipico slancio della gamba in ingesso curva. I dettagli fluo ed il proiettore in stile Apple fanno il resto per esaltare i pochi giovani venuti in fiera per vedere le moto.

Passando a KTM le novità più importanti sono state due stradali agli antipodi tra loro, la SuperDuke “Beast” da 180cv e le piccole RC, monocilindriche carenate da kartodromo. Sulla prima c'è poco da dire, già nota dallo scorso anno, già provata ed elogiata dai giornalisti è sicuramente la nuda bicilindrica più evoluta. Sue concorrenti la Ducati Streetfigher, diventata improvvisamente “vecchia”, la Tuono RSV4, l'immancabile Street Triple e la nuovissima S1000R. Il vantaggio per KTM è che questa moto, oltre a vendere di per se, cosparge la propria aura anche sulle Duke piccole, che nonostante il loro caratterino, senza l'ammiraglia perderebbero di charme. Sfortunatamente per la concorrenza KTM è l'unica casa europea a poter fare questo discorso di “crescita” del motociclista/cliente. Riguardo le RC, l'estetica molto spigolosa tipica di Kiska è ormai un must, le dimensioni delle moto sono veramente contenute, ricordano le 125 da gp e non a caso saranno utilizzate nella rookies cup. Unico neo sull'estetica sono i due faretti poliellissoidali, che incorniciati così non sono bellissimi; tuttavia sono quasi certo che poche di queste motorette finiranno sulle strade. La maggior parte vivranno tra i cordoli, dove le luci non servono. In effetti l'offerta è ricca, per le strade meglio la Duke da cui queste RC ereditano tutta la meccanica.

Harley Davidson è il marchio che più di tutti ha stupito, presentando una moto veramente nuova, non capitava da quanto apparve la V-Rod 13 anni fa. In questo caso però la rivoluzione è verso il basso, due le cilindrate 500 e 750cc, interamente realizzate nello stabilimento indiano dell'Harley costruito ad hoc per l'evenienza. Per chi fosse turbato dal “Made in India” vada a scoprire quanto sta crescendo il loro PIL e quant'è l'IVA per le moto d'importazione. La Street, lo dice il nome, è progettata per essere utilizzata principalmente in città, la geometria, il passo e le sospensioni sono pensate per questo tipo di utilizzo. Il nuovo motore, ovviamente bicilindrico, ma a Vdi 60° e raffreddato a liquido, nasce con il deliberato intento di rendere sfruttabile la moto in quelle situazioni in cui la tipica Harley soffre, ovvero il parti ferma tipico del traffico. Capiamoci, non è uno scooter, ma rispetto al resto della gamma è decisamente la più piccola. I “trucchi” del design sono ben celati, per iniziare le ruote da 16' che permettono di far sembrare più grandi le gomme senza sacrificarne la maneggevolezza. I soffietti sugli steli insieme al cupolino, nascondono una forcella dal diametro contenuto, il parafango posteriore piùttosto voluminoso, insieme al porta targa montato ancora sotto contribuiscono a nascondere la parte alta della ruota, contribuendo a farla sembrare più grande. Stesso discorso vale per la corsa della ruota stessa, che rispetto alla 883 è decisamente maggiore, a tutto vantaggio del comfort ma a svantaggio dello stile LOW che questo tipo di moto richiede. Mentre alcuni dettagli non sono esattamente al livello del marchio, come il fascio di cavi sul cannotto, il disegno del motore non lascia dubbi sul fatto che ci si frovi di fronte ad un “originale”. A togliere ogni dubbio sulla possibilità di personalizzare la moto nello stand erano già esposte alcune interpretazioni sul tema ad opera di famosi customizer USA.

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