Regina indiscussa della
fiera è stata la MV Agusta “Turismo Veloce”, forse la
moto più lontana dalla filosofia del marchio mai costruita. Qualche
anno fa una MV con la guida alta e le borse rigide sarebbe stata
presa come uno scherzo di cattivo gusto. Oggi invece viene accolta
come una manna dal cielo, a scongiurare i famosi mal di schiena, che
le moto di Schiranna più blasonate hanno sempre portato in dote. La
verità è che i motociclisti invecchiano; l'anagrafica clienti di
BMW ed Harley Davidson (insieme ad MV le uniche due case in netta
crescita) la dice lunga su chi sono i clienti europei di oggi,
coerente quindi la scelta di MV di allargare il proprio ventaglio di
offerte verso un mondo meno focalizzato sulle corse. Tornando alla
moto, non c'è che dire, Adrian Morton ha saputo scolpire una
turistica emozionante quanto una sportiva, bello in “vuoto”
creato sotto la sella del passeggero ed ottimo il family feeling con
le resto della gamma. Unico personalissimo dubbio è sul cupolino,
che a mio parere troppo simile a quello delle sportive, con il
rischio di sminuirne la personalità, ma stiamo ormai parlando di
lana caprina. Tornando al design, va ricordato che quando si fa lo
stesso lavoro due volte, la seconda di solito riesce meglio, se non
capiste a cosa mi riferisco “googolate” la Benelli K Tre...stessa
architettura e stesso designer.
Ducati dopo
la Panigale 1199 quest'anno porta la sorellina da 899, che
tranne il forcellone a doppio braccio (meno scenografico ma più
funzionale) esteticamente è la copia della superbike, quindi
indiscutibilmente bella. Sul piedistallo rotnte a far sognare gli
appassionati la “superleggera”, in versione completa da una parte
e denudata dall'altro, una sorta di “lap dance meccanica” per
tutti gli appassionati di tecnica, i numeri di vendita serviranno ad
omologare il modello “top” per la Superbike dei prossimi anni. La vera novità e stata
però la nuova Monster 1200, dal punto di vista stilistico siamo alla
terza serie, ma per certi versi quest'ultima riprende meglio il
concetto della progenitrice. Anche la nuda più famosa ha sposato la
filosofia del motore portante, a collegare lo sterzo in questo caso è
un intramontabile traliccio di tubi, imbullontao direttamente alle
teste del bicilindrico. Il perno del forcellone, come di consueto
lavora direttamente sul carter motore, un secondo traliccio regge la
sella ed infine due piastre in alluminio integrano le pedane.
Lateralmente i due tralicci non si collegano per una dozzina di
centimetri, quanto basta per lasciare a vista il coperchio della
cinghia, all'altezza dell'immancabile desmo. Davanti una forcella da
sportiva e dietro l'immancabile monobraccio (sul Monster si sulla 899
no?) completano l'ingombro della moto. Le proporzioni sono un
riuscito mix tra la possenza della Diavel all'anteriore e la tipica
leggerezza del codino all'insù di tutti i monster. In questo caso
l'adozione di un porta targa, piazzato direttamente sul parafango a
filo ruota, renderà superflua la tipica “amputazione della coda”.
Purtroppo le frecce sono rimaste in alto (suppongo per motivi di
omologazione) e vanno a formare, insieme alle maniglie del passeggero
(di serie e ben fatte!) uno strano quartetto che incornicia il
fanalino. Infine il motore, ovviamente bicilindrico, il famosissimo
testastretta che equipaggia Multistrada e Diavel. Ottimo, super
tecnologico, elettronico, pulito e moderno; il 4 valvole raffreddato
a liquido che tutti vorrebbero sotto la propria moto! ... o forse
no?! BMW ha appena rotto gli indugi nel “segmento” delle
sport/custom, proprio con un 1200 raffreddato ad aria. Certo si
potrebbe obiettare sulle prestazioni, ma per chi cerca l'adrenalina
pura c'è pur sempre la streetfighter. Per concludere con Ducati la
grande assente è la chiacchieratissima scrambler, per la quale
dovremo attendere.
Bimota,
recentemente passata in mani “Svizzere”, presenta la BB3 a
conferma il sodalizio con BMW per la fornitura di motori e relativa
elettronica. Qui si aprirebbero discussioni eterne, meglio un telaio
di pregio o un'elettronica sopraffina? Che cosa mi “salva” un
attimo prima che sia troppo tardi? Un motore da oltre 190cv senza
elettronica ha senso di esistere su una moto stradale? La Bimota, nel
mondo di oggi è diventata anacronistica? Tutte domande che si
saranno sicuramente posti i nuovi proprietari che hanno già
annunciato nuove strategie aziendali. La moto di per se merita di
essere valutata soprattutto dal punto di vista tecnico, esteticamente
non esalta, la carenatura molto coprente, forse troppo, nasconde la
meccanica e il faro di derivazione Honda CBR600F, risulta decisamente
poco esclusivo. Il paragone con la S1000RR, da cui eredita il cuore,
è d'obbligo e purtroppo vede l'italiana sconfitta, alemeno dal punto
di vista estetico.
Il gruppo Piaggio
oltre a nuovi colori ed affinamenti tecnici su Aprilia e Guzzi, ha
presentato solo la Vespa Primavera. Vintage e retrò sono tra le
poche certezze in termini di vendite, quindi cambia tutto e non
cambia nulla, questo è il bello di certi miti, come la Mini o la
500. Bravi i designer Piaggio a reinterpretare il mito senza
snaturarlo e senza cadere nell'amarcord. La nuova Vespa “piccola”
manda in pensione il primo modello automatico del nuovo corso, dopo
oltre un decennio. Non siamo di fronte al design esclusivo della 46,
ma rispetto a tanta concorrenza è comunque l'originale. La Vespa
rimane un'icona e rappresenta ancora oggi il buon gusto del design
italiano.
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